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Keizo Morishita

Grazie ad una borsa di studio si trasferì diciannovenne a Milano nel 1963 per studiare all'Accademia di Brera, dove si diplomò con Marino Marini e dove visse il resto della sua vita fino alla morte, avvenuta nel 2003

Le sue opere sono caratterizzate da geometrizzazioni oniriche, fiabesche e con il passare degli anni sempre più accentuate, in contrapposizione al gusto più morbido diffuso in quegli anni dall'arte povera e informale. Tutto ciò da un lato si rifà alla necessità di ordine e rigore tipica della cultura nipponica (e spesso le geometrie di Morishita sono pure evocative di scorci e paesaggi giapponesi), dall'altro sembra derivare dall'impatto sull'artista di una certa cultura occidentale, in particolare Max Ernst, Paul Klee e il surrealismo.Oltre che pittore, fu anche apprezzato ceramista.

La prima esposizione di Morishita si tenne a Padova nel 1967. L'antologica considerata più rappresentativa si tenne presso la Galleria del Naviglio di Milano nel 2000[1]. Fra le mostre postume, si ricorda quella del 2006 allo Studio F.22 di Palazzolo sull'Oglio[2], galleria con la quale Morishita lavorava dagli anni ottanta[5].nni ottanta progetta diverse scenografie per il Teatro alla Scala di Milano.

 

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